Le persone transgender, queer o con un genere non conforme incontrano ostacoli interni ed esterni durante la loro formazione e nella ricerca del lavoro.
Proviamo a rimuovere almeno alcuni dubbi.
- Che nome devo usare nel mio CV?
Antonella Bianchi, Tommaso Bianchi, A. Tommaso Bianchi, Antonella Tommaso Bianchi…
Il curriculum non è un documento di identità, perciò puoi usare semplicemente il nome che hai voglia di usare. Non sentire l’obbligo di fare coming out durante la tua ricerca attiva del lavoro, è una violenza alla quale non è necessario sottoporsi.
Il CV rappresenta in qualche modo la tua vita, il tuo stato attuale, se sei queer, sei in una fase iniziale della tua transizione, o comunque ti identifichi con un genere diverso da quello che senti di esprimere, è utile che il tuo futuro datore di lavoro inizi da subito a vederti come tu senti di essere.
La regola numero uno è comunque mettersi in sicurezza, quindi se sei ancora in una fase preliminare e non sai se ti puoi fidare, puoi tenere il tuo nome anagrafico e spiegare la situazione quando sarà il momento.
- Esperienze precedenti
Inserisci nel CV tutte le tue esperienze, anche quelle fatte con un nome diverso da quello attuale. A chi legge interessano le tue conoscenze e competenze. Anche se ti senti una persona nuova puoi trarre vantaggio da tutto quello che hai imparato e da quello che ti porti.
- Il colloquio
Il colloquio è sempre un momento di tensione, è importante prepararsi a rispondere alle domande più frequenti, a cominciare dalla prima: “mi parli di lei”. Preparati una presentazione di te (formazione, esperienze lavorative, esperienze di volontariato, obiettivi professionali, altro…). Decidi come vuoi parlare di te, l’importante è che non sia quella la prima volta in cui ti trovi a pensarci (molti career service offrono l’opportunità di fare simulazioni di colloquio).
- Punti di forza?
Potresti vivere il colloquio come un’occasione per raccontarti in maniera aperta concentrandoti sulle risorse che hai impiegato nel tuo percorso fino a qui e come puoi usarle nel lavoro: perseveranza, resilienza, pazienza, lavoro di gruppo.
- Come mi vesto?
Vestiti in maniera professionale e con un abbigliamento che ti rappresenti, sarà più facile per chi ti fa il colloquio usare i pronomi giusti. Se dovesse sbagliare puoi tranquillamente dire come preferisci che ci si rivolga a te.
- Associativismo
Se fai parte di associazioni o sei in una rete, ricorda che le attività che fai (sportello, organizzazione eventi, comunicazione) danno competenze professionali spendibili, specialmente se hai fatto formazione e hai delle cariche o delle responsabilità specifiche.
- Politiche di inclusione
Ci sono aziende che hanno delle forti politiche di inclusione e ne fanno un loro punto di forza e con queste è tutto relativamente più facile. La realtà lavorativa italiana è fatta però di piccola e media impresa e le persone molto spesso hanno solo bisogno di essere messe nelle condizioni di conoscere e capire.
Svelarsi o meno in una fase delicata come quella della ricerca del lavoro è una decisione personale. A raccontarsi e a comunicare la propria vita usando anche il corpo per autodeterminarsi ed esprimere se stess* si può imparare.
Grazie a Roberta Parigiani per la supervisione.